"a" - considerazioni su un non-libro
di Gaia Milani
Paradosso tangibile, nuova forma per un anello di Moebius su cui lo sguardo scorre fino a ritrovarsi al punto di partenza, questo libro partecipa dell'equivoco del quadro di Magritte che dichiara "questa non è una pipa". Ma se ciò che quel quadro afferma è la verità, non fosse alto perché non siamo di fronte ad un oggetto ma alla sua immagine e ad una che quanto più è realistica quanto più è falsa, qui siamo davanti ad un libro che non può essere considerato tale poichè è privo di una caratteristica irrinunciabile: il poter essere letto. Non perché scritto in una lingua non decifrabile, di cui non conosciamo i vocaboli, le regole o le pronunce, ma percheé il suo contenuto ci respinge, obbligandoci a guardarlo dal di fuori, come un oggetto, tentandoci in continuazione, con la sua presenza, alla sfida di piegarlo alla nostra comprensione.
La trama nel suo complesso ci è nota. Sappiamo che si tratta della trascrizione di alcune registrazioni, effettuate da Andy Warhol a microfono aperto durante alcune passeggiate in compagnia di Ondine, ed è proprio la consapevoleza di questo contesto che crea aspettative riguardo a senso e contenuto eppure, prima ancora di approciarli, è il processo stesso di creazione a presentare due aspetti che non possono non essere presi in considerazione. Da un aparte c'è l'illusione di una fedeltà totale alla realtà, dall'altro l'artifico, la modalità utilizzata per far credere di sostituire la figura dell'autore con un io meccanico, quindi oggettivo. Abituati a considerare un nastro che registra come un metodo imparziale per riportare i fatti, ci troviamo invece davanti all'immagine irriconoscibile di ciò che è accaduto in quanto il registratore, per un eccesso di precisione, non compie un atto fondamentale: isolare il sistema "due persone che parlano camminando per la strada" dal mare di rumori di fondo, dalle parole altre che accidentalmente entrano nel campo al contatto con altre persone che camminano nella direzione opposta o a cui i soggetti passano accanto, che noi, immersi nella stessa situazione, avremmo inconsciamente e istintivamente escluso, registrandolo ad una frequenza più bassa, al margine del sistema mondo io+ te che ci riguarda, preservandolo dalle cadute di senso dovute ad un eccessiva interferenza sul canale della comunicazione.
I dettagli di cosa succede in quelle passeggiate ci rimangono incomprensibili perchè troppo confusi, eppure, di tanto in tanto, quando si è disposti a cedere all'immedesimazione, che legge veloce senza soffermarsi sull eparole non finite o perdute tra i rumori, arriva vivida l'immagine di qualcosa di reale, che somiglia a tanti ricordi senza importanza, di frasi dette un po' per caso. Poi parole costruite attorno alla confidenza di gesti e frequentazioni, un parco di nomi e di sottintesi, che scavano nella lingua che dichiara la vicinanza dei due protagonisti, finiscono per repingerci di nuovo da una conversazione che sin dall'inizio non era cominciata per includerci.
Questo eccesso di densità, con un processo simile a quello utilizzato nei ritratti, in cio dalla tensione tra la polaroid che non riconosce i visi e il tratto del disegno che li lusinga si crea lo spessore nel mezzo del quale si intravede la persona, viene ultilizzato per svelare la non aseccitità del mondo. Ci si chiede di immergerci in questo libro come nel flusso di una strada, selezionando le parole man mano che si legge, così come lo sifà quando si segue un discorso parlato, di cui non percepiamo le incogruenze o le ripetizioni, ma il senso sotto inteso, centro dei nostri isitintivi sforzi di comunicare e comprendere, che vincono sulla ricerca dell'ordine.
L'equivoco come forma fertile, la non selezione come possibilità colma di ogni informazione.
Si svela allora l'illusione che abbiamo sempre accettato in ogni altro libro, dove le frasi sono sempre troppo chiare, troppo affermative. Senza tentennamenti, senza sospensioni che l'autore non si affretti a spiegarci o descriverci, nel mondo crerato senza un muro, come in una casa di bambole, dove noi dobbiamo poter vedere tutto per poter giocare.
Siamo tornati a guardare la superficie. Ciò che vediamo ora è il tentativo di essere imparziale, tradito dai modi della trascrizione. Involontariamente chi ha sbobinato i nastri ci ha dato nuova materia a cui aggrapparci e sono le pause o i testi scritti tutti di seguito, com epornunciati tutti d'un fiato, i rumori tradotti in parole onomatopeiche dettate dal tentativo di restituirli: a volte maiuscoli come urlati, le righe ordinate come oasi o doppie colonne, fitte come la cronaca di un giornale.
Versione laica e solo in parte inconsapevole delle parole immagini dei poeti visionari, forma sensibile che ci restituisce un immagine di quello che non possiamo vedere e che ci svela in trasparenza anche la presenza delle persone che ai loro tavoli quei nastri, reali, tangibili e assolutamente non fittizi, li hanno ascoltati, fermati, riavvolti, riascoltati e trascritti a volte impazientemente, a volte con cura, tralasciando, interpretando, descrivendo e deformando ancora. RIspetto alla realtà e rispetto alla registrazione.
Ecco che allora, quell'autore, che sembrava aver rinunciato al suo ruolo di interprete e traduttore degli avvenimenti, entra in gioco com eil capomastro che lascia per sè il compito determinante dopo che gli allievi hanno dipinto i fondi, preparato i colori. Metter quel tocco, quella firma che fa sì non sia negabile che anche quel libro, nato in questo modo, abbia un autore, e l'autore è chi tutto questo mondo l'ha fatto metter in moto con il semplice gesto di accendere un registratore.
Le persone che pensavamo di riuscire a conoscere, non ci vengono presentat, eppure ci vedono. In una prospettiva rovesciata, loro sono ben consapevoli di recitare per noi. Ci ignorano, o fingono di farlo. SIamo il pubblico di un teatro al di là della luce che inonda gli attori. Restiamo, silenziosi e curiosi, ai bordi di u na recita talemnte lunga che a volte lascia sfuggire tra le maglie, lampi di inattesa, lucida, sincerità.
Il sipario che qualcuno si è dimenticato di calare sui cambi di scena, sul lavorio incessante dei rapporti umani.
Bibliografia
- Jean Boudrillard, L'America, Feltrinelli, 1987, Milano
- Fulvio Carmagnola, Parentesi perdute, Guerini, 1998, Milano
- Corran valenti, Leggere l'opera d'arte, Progetto Leonardo, 1191, Bologna
- Nelson Goodman, I linguaggi dell'arte, EST, 1998, Milano
- Andy Warhol, "a" un romanzo, Newton and Compton editori, 1998, Roma
- Andy Warhol, La filososfia di Andy Warhol, Bompiani, 1999, Milano
- Pat Hackett, I diari di Andy Warhol, De Agostini, 1989, Novara
- Klaus Honnef, Andy Warhol 1928-1987, Taschen, 1990, Koln
Biografia 1929 - 1987
- 1945-1949 Studia al Carnegie Institute of Technology a Pittsburg, lavorando in un grande magazzino per mantenersi.
- 1949 Conclude gli studi e si trasferisce a New York dove lavora come grafico pubblicitario per Vogue e Harper's Baazar, allestisce vetrine e crea i primi disegni di calzature per I. Miller.
- 1952 Prima mostra personale alla Hugo Gallery di New York
- 1953 - 955 Entra a far parte di un gruppo teatrale per il quale realizza scenografie
- 1954 Prima mostra di gruppo alla Loft Gallery di New York
- 1956 Mostra personale di disegni alla Bodley Gallery. Mostra delle Golden Shoes in Madison Avenue. Partecipazione alla mostra di gruppo " Recent drawings USA al Moma. Premio per le calzature Miler dall'Annual Art Directors Club Award
- 1957 Premio per la grafica pubblicitaria "Art Directors Club Medal"
- 1960 Primi dipinti ispirati ai comics e alle bottiglie Coca Cola
- 1962 Scatole Campbell, banconote, primi ritratti, cicli delle catastrofi: Car Crash, Suicide, Eletric Chair. Incomincia a crearsi la Factory.
- 1963 Primi film undergroun: Sleep, Empire.
- 1964 Prima mostra personale in Europa a Parig. Flower e imballaggi Brillo, Heinz, Del Monte.
- 1965 Mostra personale al Institute of Contemporary Art of Philadelphia. Collaborazione con il gruppo Velvet Underground.
- 1968 Mostra europea al Moderna Museet di Stoccolma. Attentato ad opera di Valerie Solanis, in cui riporta gravi ferite da a rma da fuoco.
- 1969 Primo numero di InterView di cui Warhol è coeditore.
- 1969 - 1972 Ciclo di Mao Tse Tung e opere quasi esclusivamente rigurardanti ritratti. Mostra a Kunstmuseum di Basilea.
- 1975 Pubblicazione del libro The Philosophy of Andy Warhol (From A to B and back again)
- 1976 Retrospettiva al Wurttembergischer Kunstverein di Stoccarda
- 1977 Esposizione della collezione di pop art al MOMA di New York
- 1978 Ampia retrospettiva al Kunsthaus di Zurigo
- 1979 - 1980 Esposizione dei Portraits of the Seventies al Whitney Museum di New York. Ciclo dei Reversals e dei Retrospectives che riprendono i motivi di opere precedenti.
- 1980 Produce videoclip per la televisione
- 1982 - 1986 Ciclo di opere che riprende particolarei di dipinti classici del passato come la Venere di Botticelli o Lultima cena di Leonardo
- 1986 Autoritratti
- 1987 Muore, in seguito ad un intervento chirurgico.